Qui abbiamo già tutto

Carissimi, eccoci al secondo giorno della nostra avventura a #Cesenatico.
Anche oggi, oltre al racconto fotografico che potete trovare sulla nostra pagina facebook, siamo a darvi un piccolo resoconto anche degli spunti di riflessione che ci hanno guidato.
Abbiamo visto il secondo capitolo del film-cartone Oceania, della Disney.
[TRAMA] Il Capo-Villaggio Tui Waialiki (papà di Vaiana), già nel capitolo precedente aveva cercato di rassicurare i bambini, dicendo che quelle di sua madre (nonna Tala) erano solo delle leggende, che non c’erano né oscurità né mostri. Insomma: l’isola di Motonui è un posto sicuro, un Paradiso, perciò “chi vorrebbe andare da un’altra parte?”. In questo capitolo gli abitanti, cantando, dipingono l’isola come un paradiso, dove non manca nulla, perciò non c’è bisogno di nient’altro… (la canzone dice: «Amiamo ripetere canzoni antichissime, per noi di cambiare non ce n’è bisogno… passione e tradizione… Le cose che contano le abbiamo qui… il cibo non manca mai.. è splendido vivere così… Possiamo avere un futuro solo qua. Ti piacerà: ti devi solo adattare. Fuggire sempre via che senso ha?»).

☩ Dal punto di vista degli spunti biblici abbiamo letto il racconto della Torre di Babele (Genesi 11) e la parabola del ricco stolto (Luca 12,16-21).

[RIFLESSIONE] Cosa succede quando si smette di tenere gli occhi alzati verso l’orizzonte e si crede di non aver bisogno di nient’altro di ciò che si ha (beni materiali e soddisfazioni normali)? Ci si rinchiude da soli nel piccolo orticello in cui si è nati e cresciuti. Anche Vaiana, così desiderosa di guardare oltre e di prendere la via del mare, viene convinta che Motonui è l’unico posto al mondo dove si sta bene e invece “fuori” è tutto brutto e cattivo. Il risultato di questo chiudersi in casa propria è che poi l’uomo crede davvero di bastare a se stesso, di non dover mai chiedere aiuto a nessuno, di non aver bisogno di divinità e spiegazioni “spirituali”. Conta solo quello che si mangia e che si ottiene con le proprie capacità, sfruttando la natura. Ecco l’orgoglio e la superbia dell’uomo che pensa di sapersela cavare da solo, di potersi “fare un nome” da solo, come gli uomini che volevano arrivare al cielo costruendo la Torre di Babele, o come il ricco stupido della parabola che diceva “adesso posso godermela in santa pace”.

Ecco allora l'impegno che ci siamo dati nel secondo giorno:
Sto attento a non considerarmi l’ombelico del mondo, autosufficiente, come se non avessi mai bisogno di niente e di nessuno.