Amare è perder tempo

Il quinto giorno del nostro CampoScuola è davvero impegnativo (se gli altri non lo sono già stati): seconda escursione nella mattinata (di cui abbiamo reso conto anche fotograficamente sulla nostra pagina facebook), mare e tornei di pallavolo nel pomeriggio e Veglia alle stelle a fine serata...
Per iniziare la Veglia e introdurci al tema, abbiamo assistito alla scenetta dell'incontro tra Momo e il signore grigio (impersonato dalla nostra Laura Pesenti) con la presenza di BibiGirl, la bambola perfetta (impersonata da Danesia Capelli) e da BibiBoy (impersonato dal mitico Gabriele, la nostra mascotte).

Anche qui, parlano di più, sicuramente le battute scambiatesi dai vari personaggi (la forma è semplificata rispetto al Romanzo di Michael Ende):

Momo
(entra nell’anfiteatro, vede la bambola e la prende in mano)
Oh, ciao! Come ti chiami?
Babygirl
(voce metallica fuori campo) Ciao, sono Bibygirl, la bambola perfetta. Sono tua! Per questo tutti ti invidiano!
Momo
No no, ti avrà dimenticato qui una delle bambine che vengono a giocare
Babygirl
(voce metallica fuori campo) Voglio avere più cose!
Momo
Come? Vuoi i miei giocattoli? Non ho mica tante cose io!
Babygirl
(voce metallica fuori campo) Voglio avere più cose!
Momo
Le vuoi lo stesso? Non sai dire altro tu!!!
(Momo si accorge di essere guardata da un uomo)
Sig. Grigio
Che bella bambola che hai!
Momo
Non è mia.
Sig. Grigio
Allora sei solo fortunata… Ho l’impressione, però, che tu non sappia giocare. Te lo insegno io (apre la valigetta). Prima di tutto, hai bisogno di tante cose (tira fuori oggetti di ogni specie).
Vedi? È molto semplice. Babygirl e Babyboy. Allora, hai capito?
Momo
(tremante) Sì, sì.
Sig. Grigio
Ti regalo tutto. Gioca con queste bambole e non avrai più bisogno di amici…
Momo
Ma non è la stessa cosa. Ai miei amici io voglio bene.
Sig. Grigio
(spazientito) Non è questo che importa! Tu ti chiami Momo, vero? Ascoltami bene: l’unica cosa che importa nella vita è arrivare ad essere qualcuno, possedere qualcosa. Tu credi di voler bene ai tuoi amici? Analizziamo la cosa razionalmente (pausa)
Che vantaggio traggono i tuoi amici dal fatto che tu ci sei? Nulla, anzi tu sei per loro una palla al piede. Perché tu li cerchi, gli fai perdere tempo… Se li ami veramente devi lasciarli in pace. Hanno cose importanti da fare.
(pausa) Noi vogliamo farti capire questo… e aiutarti.
Momo
Noi chi?
Sig. Grigio
Noi della CASSA DI RISPARMIO DEL TEMPO. Io sono l’agente BLW/553/c. Con noi non si scherza… solo noi sappiamo cosa sia bene per voi… non sforzarti di resistermi, nessuno può competere con noi…
Momo
Ma… a te qualcuno ti vuole bene?
Sig. Grigio
(preso alla sprovvista e irritato) Sei proprio cocciuta, bambina! Non mi è mai capitato nessuno come te! Non vorrai metterti contro di noi!?
Non hai proprio capito con chi hai a che fare! Nessuno può competere con noi. Noi siamo dappertutto, e nessuno si accorge di noi! Non ci devono notare! Voi uomini non capite quale valore abbia il tempo, ma noi sì. Per questo siamo qui per succhiare il tempo degli uomini fino all’ultimo secondo! (si arresta - impaurito)
Oh, cosa ho detto!!! Non dovevo… (scrollando le spalle a Momo) Tu mi hai fatto parlare! Mi hai fatto ammalare! Cosa hai fatto? Come hai fatto?! Adesso devi dimenticarmi, capito? Devi, DEVI…
(raccoglie in fretta tutte le cose e rimettendole nella valigetta e poi scappa via)
Momo
(spaventatissima) Aiuto! Beppo, Gigi, dove siete?!

Dopo questa scenetta ci siamo recati nel campo di calcio, sdraiati sull'erba col naso all'insù, verso le stelle, mentre ascoltavamo alcuni brani di vangelo, del romanzo di M.Ende e le riflessioni dettate dal don.
Guardare le stelle è come “avere la testa tra le nuvole”… condizione per eccellenza che fa perdere tempo… ecco, stasera siamo proprio qui per perdere tempo, per sprecarlo, senza pensarci.
Gesù ci invita a non affannarci per il domani, a non correre dietro alle cose che sembrano assolutamente urgenti (i bisogni primari: mangiare, bere, dormire, vestirsi), ma a fissare l’attenzione e lo sguardo su ciò che è davvero importante: il senso ultimo della nostra vita (il Regno di Dio).
Come leggevamo stamattina nel Qoèlet, dobbiamo imparare ad usare bene il tempo, a non essere sempre “sfasati”, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nella nostra vita c’è davvero “un tempo per ogni cosa, un tempo per vivere e uno per morire, uno per soffrire e uno per gioire, uno per lavorare e uno per giocare”… se no camperemo inevitabilmente di rimpianti: «Ah, se fossi rimasto là quel giorno! Ah, se non mi fossi fatto attirare dalla moda, dalle abitudini, dalle opinioni altrui…»
I Signori Grigi trasformano la vita delle persone che incontrano facendo di tutto per convincerle che occorre «lavorare più in fretta e abbandonare tutte le cose inutili per produrre di più e risparmiare tempo». Queste cose “inutili” per i Signori Grigi sono - in sostanza - i tanti momenti che dedichiamo all’incontro con gli altri, per aiutarli, per scambiare idee, sensazioni, emozioni, o che dedichiamo a noi stessi per pensare alla nostra vita. Il problema è che «nessuno si rendeva conto che, risparmiando tempo, in realtà risparmiava tutt’altro. La sua vita diventava sempre più povera, sempre più monotona, sempre più fredda. Se ne rendevano conto invece i bambini perché nessuno aveva più tempo per loro».
L’orologio della fede invece scandisce un tempo che sa attendere e sa vivere e dare in ogni istante il meglio della vita. Il tempo dell’uomo non è il tempo di Dio… quante volte Gesù (che pur aveva un sacco di cose da fare, di villaggi da visitare, di gente da guarire) si è preso tutto il tempo che occorreva per dedicarlo agli incontri interpersonali? Prima del racconto della moltiplicazione dei pani, gli evangelisti dicono che sia la folla che Gesù, presi dall’intensità di quello che stava insegnando loro, si erano perfino dimenticati di mangiare da tre giorni! (cfr Mt 15,32). Così quando Gesù si siede al pozzo di Sicar e incontra la Samaritana: tutti e due erano venuti per bere, ma – alla fine – qualcosa diventa ben più importante della sete e dell’acqua! Quanto tempo che avrebbe potuto/dovuto dedicare al sonno Gesù l’ha dedicato agli incontri? Non solo quello con Nicodemo, ma le tante notti trascorse in preghiera col Padre suo… senza contare il fatto che Gesù venisse criticato come “mangione e beone” perché era sempre a tavola con qualcuno… è tutto tempo che Gesù non ha avuto paura di impiegare e “sprecare” per stare con la gente. Non ha mai detto a nessuno: «ora non posso, ho da fare».
Domandiamoci: «quante occasioni ho sprecato per correre dietro a ciò che mi sembrava importante fare subito a tutti i costi? Quante persone ho “lasciato indietro” e ho perduto per sempre?»
Domandiamoci anche: «quali sono le persone che non hanno paura di “sprecare” il loro tempo con me e per me? Mi rendo conto che il tempo e l’attenzione che mi dedicano è il vero termometro dell’amore che hanno per me? E non le cose che mi danno?»
Dal dialogo tra Mastro Hora e Momo (cap. XII)Mastro Hora disse a Momo: «Io sono soltanto l’amministratore del tempo: a me spetta il compito di distribuire ad ogni uomo il tempo che gli è destinato… devono essere gli uomini stessi a decidere come impiegare il proprio tempo. E a loro stessi tocca anche difenderlo. Io posso soltanto distribuirlo… Questi orologi sono soltanto un mio passatempo. Sono imitazioni molto imperfette di qualche cosa che ogni creatura umana ha nel proprio intimo. Perché come voi avete occhi per vedere la luce, e orecchie per sentire i suoni, così avete un cuore per percepire il tempo. E tutto il tempo che il cuore non percepisce è perduto, come i colori dell’arcobaleno per un cieco o il canto dell’usignolo per un sordo. Ma, purtroppo, ci sono cuori ciechi e sordi che, anche se battono, non sentono». 
«Il tempo è vita. E la vita dimora nel cuore» ripete spesso l’autore del romanzo che ci sta guidando in questi giorni… Il tempo che ci dedichiamo reciprocamente è una fetta della nostra vita. Se doniamo il nostro tempo, con generosità, doniamo un pezzo della nostra vita… siamo allora sulla buona strada per fare quello che ha fatto Gesù, che non ha tenuto per sé nemmeno un attimo del proprio tempo, perciò – al culmine della sua missione – ci ha fatto dono di tutta la sua vita.